Monday, February 28, 2005

In morte di Mario Luzi. Da Nel Magma: Tra Notte e Giorno

«Che luogo è questo?» mormora tra il sonno il mio compagno
scuotendosi al sussulto
del treno fermato in aperta linea.«E' un luogo verso Pisa» rispondo
mentre guardo nella profondità grigia il viola
cinerino dei monti affondare nel colore dell'ireos.
Una tappa del lungo andirivieni
tra casa e fuori, tra la tana e il campo,
rifletto io pensando a lui
che spesso parla della nostra vita
come del lavorio d'un animale strano tra formica e talpa.
E ancora dev'essere un pensiero
non dissimile da questo
che muove ad un sorriso
colpevole le labbra
di lui riverso con la testa contro lo schienale in quest'alba.
O morire o piegarsi sotto il giogo
della bassezza della specie, leggo
in quel viso servo e ghiotto,
fiducioso della buona sorte
dell'anima e, perché no, della rivoluzione inesorabile ch'è alle porte.
«Anche tu sei nel gioco,
anche tu porti pietre
rubate alle rovine
verso i muri dell'edificio» penso;
e penso ad un amore più grande del mio
che vince questa ripugnanza
e insieme a una saggezza più perfetta che prende il buono
e per il buono chiude un occhio sul corrotto e il guasto.


Fugge, fuoco di rondine
saettato dalla pioggia,
si spenge alto
il grido del ferroviere che dà il via
al convoglio impigrito tra l'erba folta.


«Devi crescere: crescere in amore
e in saggezza» m'intima quel viso
disfatto che trasuda in questa luce di giorno incerto

Thursday, February 17, 2005

Giacomo Da Lentini

XXIII



Or come puote sì gran donna entrare
per gli occhi mei che sì picciol sono?
e nel mio core come puote stare,
che dentr'esso la porto là onque i' sono?


Lo loco là onde entra già non pare,
ond'io gran meraviglia me ne dòne;
ma voglio lei a lumera assomigliare,
e gli occhi mei al vetro ove si pone


lo foco inchiuso, poi passa difore
lo suo lustrore, sanza far rottura:
così per gli occhi mi pass'a lo core,


non la persona, ma la sua figura.
Rinovellare mi voglio d'amore,
poi porto insegna di tal criatura.

Monday, February 14, 2005

San Valentino. William Shakespeare e un amore sempre lontano


SONNET 44

If the dull substance of my flesh were thought,
Injurious distance should not stop my way;
For then despite of space I would be brought,
From limits far remote where thou dost stay.
No matter then although my foot did stand
Upon the farthest earth removed from thee;
For nimble thought can jump both sea and land
As soon as think the place where he would be.
But ah! thought kills me that I am not thought,
To leap large lengths of miles when thou art gone,
But that so much of earth and water wrought
I must attend time's leisure with my moan,
Receiving nought by elements so slow
But heavy tears, badges of either's woe.

Friday, February 11, 2005

Vittorio Bodini: La Luna Dei Borboni

Ho nostalgia del Sud illuminato dalla luna che Vittorio Bodini, nato dove sono nato io, odiava di un odio geloso e filiale. Era stato futurista in ritardo, conosceva Garcia Lorca; aveva scritto di Gongora e di Alberti, di Machado e di Quevedo; aveva vissuto a lungo a Roma e in Spagna. Era sempre tornato a casa.



La luna dei Borboni
col suo viso sfregiato tornerà
sulle case di tufo, sui balconi.
Sbigottiranno il gufo delle Scalze
e i gerani - la pianta dei cornuti -,
e noi, quieti fantasmi,discorreremo
dell' unità d' Italia.

Un cavallo sorcigno
Camminerà a ritroso sulla pianura.




*) il geranio non è riuscito a salvarsi. Ma perché pianta dei cornuti? Penso per associazione d'idee con le donne che passano molte ore affacciate ai balconi o alle finestre dove i gerani sono immancabili (Nota dell'autore)

Monday, February 07, 2005

Rumore Bianco: Bianca Maria Frabotta

La mela m’insegni è doppiare la metà di sé.
La vita mi insegni è gli spicchi della mela
la meta dell’incresciosa circostanza
lo specchio che doppia il capo della buona speranza
la testa sdoppiata da una nebbia passeggiatrice
due metà in una, la mela intera,una copula di cattivo gusto.

Erosione dell’utopia o rigore della pazienza ?
Rispondere è sostituire il bianco al nero.
Prova tu che ami il disordine
delle tinte, le onde morte dell’etere
léccane il nero di grassa dolce colla
e sulla lingua spergiura ti resterà neo nata
l’altra metà della domanda, l’inesprimibile bianco
(non la domanda ma la risposta è il nostro nobile privilegio)
essere leggibile per tutti e per me indecifrabile.

Saturday, February 05, 2005

Poeti che traducono l'amore: Saffo - La versione di Catullo -

Ille mihi par esse deo videtur,
ille, si fas est, superare divos,
qui sedens adversus identidem te
spectat et audit


dulce ridentem, misero quod omnis
eripit sensus mihi: nam simul te,
Lesbia, aspexi, nihil est super mi
vocis in ore.


lingua sed torpet, tenuis sub artus
flamma demanat, sonitu suopte
tintinant aures, gemina teguntur
lumina nocte.


Otium, Catulle, tibi molestum est:
otio exsultas nimiumque gestis:
otium et reges prius et beatas
perdidit urbes.

Canzone

Balla balla ballerino
tutta la notte e al mattino
non fermarti.
Balla su una tavola tra due montagne
e se balli sulle onde dei mare io ti vengo a guardare.
Prendi il cielo con le mani
vola in alto più degli aeroplani
non fermarti.
Sono pochi gli anni forse sono solo giorni
e stan finendo tutti in fretta e in fila
non ce n'è uno che ritorni.
Balla non aver paura se la notte è fredda e scura
non pensare alla pistola che hai puntato contro.
Balla alla luce di mille sigarette
e di una luna che ti illumina a giorno.
Balla il mistero di questo mondo
che brucia in fretta quello che ieri era vero,
dammi retta, non sarà vero domani.
Ferma con quelle tue mani il treno Palermo-Francoforte,
per la mia commozione
c'è un ragazzo al finestrino,
gli occhi verdi che sembrano di vetro
corri e ferma quel treno
fallo tornare indietro.
Balla anche per tutti i violenti
veloci di mano e coi coltelli, accidenti.
Se capissero vedendoti ballare
di essere morti da sempre anche se possono respirare.
Vola e balla sul cuore malato
illuso, sconfitto, poi abbandonato
senza amore dell'uomo che confonde
la luna con il sole senza avere
coltelli in mano ma nel suo povero cuore.
Allora vieni angelo benedetto
prova a mettere i piedi sul suo petto
e stancarti a ballare al ritmo del motore
e alle grandi parole di una canzone, canzone d'amore.
Ecco il mistero, sotto un cielo di ferro e di gesso
l'uomo riesce ad amare lo stesso
e ama davvero nessuna certezza
che commozione,
che tenerezza.