Monday, May 30, 2005

Poeti Ritrovati: Leonardo Sinisgalli

Un poeta della Lucania, molto bravo, forse sfortunato ad essere vissuto contemporaneo di Montale, Ungaretti e Quasimodo. Un destino che me lo rende caro, e ancora più cara la sua voce sommessa, riflessiva e pensosa.

Leonardo Sinisgalli, I nuovi campi elisi (1947)


Chi ama non riconosce, non ricorda,
trova oscuro ogni pensiero,
è straniero a ogni evento.
Mi sono accorto più tardi
di tutti gli anni che l'aria
sul colle è già più leggera,
l'erba è tiepida di fermenti.
Dovevo arrivare così tardi
a non sentire più spaventi,
pestare aride stoppie, raspare
secche murate, coprire la noia
come uno specchio col fiato.
Sono un uccello prigioniero
in una gabbia d'oro. La selva
variopinta è senza colore per me.
L'anima s'è trovata la sua stanza
intorno a te.

* * *

Si fatica per anni
a sciogliere i nodi,
a dare un'immagine
favolosa a una ciocca
illeggibile di segni perduti.

Monday, May 23, 2005

Miguel Angel Bustos

Un poeta dell'Argentina, paese che ultimamente ricorre spesso nelle mie frequentazioni. Poesia di amore e di assenza e, visto che il pensiero va sempre lì, allora assecondiamo il pensiero che si fa meno fatica. Anche se siamo in maggio facciamo finta che sia già autunno, visto che l'autunno è la stagione ideale per questi pensieri:

REALIDAD FUERTE EN EL ULTIMO DIA DE SETIEMBRE

Entre la realidad tu cuerpo
y el mío
hay una calle
una aliento de millones
trillones de extrañas banderas.

Entre mi soledad y mi cuerpo
está Miguel Angel
atado a sus piernas su solo
sus almas.

Entre el pueblo
y nosotros está el día
el simplemente día de setiembre.

Vida y realidad del aire.

Monday, May 16, 2005

Cecco Angolieri. Sonetto LI. Maledetta sia l'ora (con parafrasi in italiano moderno)

Maledetta sia l'ora il punt'e il giorno
e la semana e l'mese e tutto l'anno
che la mia donna mi fece un inganno
il qual m'ha tolto al cuor ogni soggiorno

E l'ha sì 'nvolto tutto torno torno
d'empiezza, d'ira, di noia e d'affanno,
che, per mio bene e per mi' minore danno
lo vorrei meglio in un ardente forno

Però ch'è meglio il mal che mal e peggio
avvegna l'un e l'altro buon non sia
io per aver men pena il male chieggio.

E questo dico per l'anima mia
ché se non fosse che io temo la peggio,
io medesmo già morto m'avria.

Parafrasi in italiano corrente

Sia maledetta l'ora, il punto, il giorno
la settimana, il mese e tutto l'anno
in cui la mia donna mi ha teso un inganno
che mi ha tolto completamente la pace dal cuore

e l'ha così avvolto tutto intorno nel dolore
nella crudeltà, nella rabbia, nel fastidio, nell'angoscia
che per il mio bene e per avere meno danno
sarebbe meglio che me lo avessero messo in un forno ardente

Perché è meglio avere solo il male che il male e il peggio
e se anche entrambi non sono il bene
per avere meno dolore preferirei il male.

E dico questo per la mia anima
perché se non fosse che io temo di andare all'inferno
mi sarei già tolto la vita da solo.

Sunday, May 15, 2005

Alessandro Manzoni: La Pentecoste

Non mi è mai piaciuto Manzoni come poeta, troppo retorico, enfatico e infarcito di metri strani, che mi ricordano il Corriere dei Piccoli. Forse è una parziale eccezione la Pentecoste, uno degli Inni Sacri. Mi piacciono di questa poesia l'attacco solenne, da messa cantata, e certe rime azzardate tipo Haiti- Liti (vv.86-87) che fanno sentire l'arrivo della poesia moderna anche in Italia. In ogni caso ho pensato di pubblicarla, oggi è la Pentecoste e il bisogno di uno Spirito che scenda ad illuminarmi è sempre molto forte.


LA PENTECOSTE
[21 giugno-2 ottobre 1817]


Madre de' Santi, immagine
Della città superna,
Del sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
5 Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall'uno all'altro mar;
Campo di quei che sperano;
10 Chiesa del Dio vivente,
Dov'eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle,
15 Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?
E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
20 Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;
25 Compagna del suo gemito,
Conscia de' suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov'eri?
In tuo terror sol vigile,
30 Sol nell'obblio secura,
Stavi in riposte mura,
Fino a quel sacro dì,
Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese
35 E l'inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese;
Quando, segnal de' popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne' tuoi labbri il fonte
40 Della parola aprì.
Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
45 Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L'Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l'udì.
Adorator degl'idoli,
50 Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a Lui ritorni:
55 E voi che aprite i giorni
Di più felice età,
Spose, che desta il subito
Balzar del pondo ascoso;
Voi già vicine a sciogliere
60 Il grembo doloroso;
Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.
65 Perché, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidiando mira?
Non sa che al regno i miseri
70 Seco il Signor solleva?
Che a tutti i figli d'Eva
Nel suo dolor pensò?
Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
75 Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide,
Pace, che il mondo irride,
80 Ma che rapir non può.
O Spirto! supplichevoli
A' tuoi solenni altari,
Soli per selve inospite,
Vaghi in deserti mari,
85 Dall'Ande algenti al Libano,
D'Erina all'irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,

Uni per Te di cor,
Noi T'imploriam! Placabile
90 Spirto, discendi ancora,
A' tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T'ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
95 E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.
Discendi Amor; negli animi
L'ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
100 Ultimo dì non muta;
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude;
Siccome il sol che schiude
Dal pigro germe il fior;
105 Che lento poi sull'umili
Erbe morrà non còlto,
Né sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto,
Se fuso a lui nell'etere
110 Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,
E infaticato altor.
Noi T'imploriam! Ne' languidi
Pensier dell'infelice
115 Scendi piacevol alito,
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento;
Vi spira uno sgomento
120 Che insegni la pietà.
Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch'è suo, le ciglia;
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a Cui somiglia;
125 Cui fu donato in copia,
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa.
Spira de' nostri bamboli
130 Nell'ineffabil riso;
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso;
Manda alle ascose vergini
Le pure gioie ascose;
135 Consacra delle spose
Il verecondo amor.
Tempra de' baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
140 Ad infallibil segno;
Adorna le canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.

Thursday, May 12, 2005

Poeti che amo: Dario Bellezza

da Proclama sul fascino (1996)


Addio cuori, addio amori
foste i benvenuti, gli adorati
ascoltati meno
per non intrecciare
meschine figure, o suicidi.
Così si scriveva una volta:
carcasse di ingenuità
per volare alto, sacrificare
al nemico, infinito.
Oggi tutto ha perso senso
senza tregua minaccia
anche voi amori, anche voi cuori.

*
I poeti animali parlanti
sciagurano in bellezza versi
profumati - nessuno li legge,
nessuno li ascolta. Gridano
nel deserto la loro legge di gravità.


*
Oggi, dopo una notte d'insonnia
coltivata da mille barbiturici
pillole colorate che danno ansia
ripresi a scrivere poesia
contro la poesia, con pudore
fastidio, inesorabile destino,
con la certezza idiota dei deboli.

Monday, May 09, 2005

Franco Battiato: E ti vengo a cercare

Una canzone contenuta nell'album Fisiognomica. Un testo stupendo che Battiato ha dedicato alla sua stessa lunga ricerca spirituale e che tutti noi, forse meno fantasiosamente abbiamo dedicato alle nostre amiche, alle nostre ragazze, alle persone che amavamo di più. Questa canzone senza musica è dedicata agli amici e alle amiche che fra poco andrò a cercare...


E ti vengo a cercare
anche solo per vederti o parlare
perché ho bisogno della tua presenza
per capire meglio la mia essenza.


Questo sentimento popolare
nasce da meccaniche divine
un rapimento mistico e sensuale
mi imprigiona a te.


Dovrei cambiare l'oggetto dei miei desideri
non accontentarmi di piccole gioie quotidiane
fare come un eremita che rinuncia a sé.

E ti vengo a cercare
con la scusa di doverti parlare
perché mi piace ciò che pensi e che dici
perché in te vedo le mie radici.

Questo secolo ormai alla fine
saturo di parassiti senza dignità
mi spinge solo ad essere migliore
con più volontà.

Emanciparmi dall'incubo delle passioni
cercare l'Uno al di sopra del Bene e del Male
essere un'immagine divina
di questa realtà.

E ti vengo a cercare
perché sto bene con te.

Monday, May 02, 2005

L'Ippopotamo di T. S. Eliot, un canto che dedico a me stesso (in mancanza di meglio)

The Hippopotamus

Similiter et omnes revereantur Diaconos, ut mandatum Jesu Christi; et Episcopum, ut
Jesum Christum, existentem filium Patris; Presbyteros autem, ut concilium Dei et
conjunctionem Apostolorum. Sine his Ecclesia non vocatur; de quibus suadeo vos sic
habeo.

S. Ignatii Ad Trallianos.

And when this epistle is read among you, cause that it be read also in the church of
the Laodiceans.

The broad-backed hippopotamus
Rests on his belly in the mud;
Although he seems so firm to us
He is merely flesh and blood.

Flesh and blood is weak and frail,
Susceptible to nervous shock;
While the True Church can never fail
For it is based upon a rock.

The hippo's feeble steps may err
In compassing material ends,
While the True Church need never stir
To gather in its dividends.

The 'potamus can never reach
The mango on the mango-tree;
But fruits of pomegranate and peach
Refresh the Church from over sea.

At mating time the hippo's voice
Betrays inflexions hoarse and odd,
But every week we hear rejoice
The Church, at being one with God.

The hippopotamus's day
Is passed in sleep; at night he hunts;
God works in a mysterious way--
The Church can sleep and feed at once.

I saw the 'potamus take wing
Ascending from the damp savannas,
And quiring angels round him sing
The praise of God, in loud hosannas.

Blood of the Lamb shall wash him clean
And him shall heavenly arms enfold,
Among the saints he shall be seen
Performing on a harp of gold.

He shall be washed as white as snow,
By all the martyr'd virgins kist,
While the True Church remains below
Wrapt in the old miasmal mist.